Giallo tufo. Presentazione del libro

L’Associazione Vivi L’Estate è lieta di invitare tutti Voi alla presentazione del libro “Giallo Tufo. Un mistero nei campi flegrei“.

L’evento si terrà sabato 3 luglio alle ore 18.00 presso il centralissimo Platys Cafè in Piazza XXVII Gennaio. Saranno presenti l’autore del libro, l’architetto Francesco Escalona, ed il fotografo Luca Grassi. Per Vivi l’Estate ci sarà la curatrice dell’evento la dott.ssa Marianna Mancino.

Il libro è edito dalla Valtrend Editore

“Giallo tufo” è un “giallo territoriale” legato al patrimonio storico, artistico, paesaggistico, culturale, archeologico dei Campi Flegrei.

L’autore, Francesco Escalona, è stato a lungo presidente del Parco regionale dei Campi Flegrei.

Il libro

In forma narrativa, si ripercorre la storia antichissima di queste floride terre a due passi da Napoli.

Cuma, la prima città della Magna Grecia, strategico avamposto greco, famosa ai più per i vaticini della Sibilla, narrati tra l’altro nel VI libro dell’Eneide.

Il lago d’Averno, che per gli antichi era il punto d’ingresso agli Inferi. La romana Puteoli (l’odierna Pozzuoli) che sotto Cesare Augusto diventò un grande porto commerciale al servizio di Roma.  BaiaCapo Miseno, lussureggianti località di villeggiatura per l’aristocrazia imperiale.
E un mistero, anzi “il” mistero.

Il mistero di una città scomparsa, cancellata da una perfida damnatio memoriae, ma della quale hanno scritto, a vario titolo e in epoche diverse, autori come Polibio, Pusania, Appiano Petronio, Aulio Gallio, Dione Cassio, Lucilio, Papinio Stazio, Firmico Materno, San Girolamo, Gaetano De Sanctis.

Dicearchia, il governo dei giusti. Una comunità fondata e resa florida da un gruppo di giovani Sami in fuga da Policrate, rifugiatisi in un primo tempo a Crotone, dove furono iniziati ai misteri pitagorici.

Questo almeno narra il romanzo, che in quanto tale ha la licenza di andare un po’ più in delle razionali e documentate conclusioni cui è giunta l’archeologia moderna e contemporanea. Ma dopo averlo letto, sarà difficile non progettare un’incursione in questi luoghi così carichi di storia, di mistero e di contraddizioni. Ed è questo uno degli obiettivi principali professati dall’autore: “Solo attraverso il ritorno dei viaggiatori colti e la nascita e lo sviluppo di un distretto culturale produttivo – scrive Escalona –  i Campi Flegrei potranno essere tutelati e salvati dalla crescita perentoria e inarrestabile della città metropolitana contemporanea che tutto sembra ingurgitare, consentendo così alle future generazioni di godere anche loro dell’immenso patrimonio materiale e immateriale che i nostri avi hanno accumulato per migliaia di anni”.

Giallo tufo, infatti, è anche un “prodotto letterario-territoriale”, uno dei  possibili volani per la nascita di un Distretto culturale produttivo che affianchi lo sviluppo del Distretto turistico che negli ultimi anni sta proponendo la visita consapevole dei Campi Flegrei secondo lo stile dello Slow tour per uno sviluppo socio economico sostenibile del territorio.

La trama

Henry Race è un ragazzo inglese di origini Flegree. A causa della morte di Alfonso, un suo lontano parente, è costretto, controvoglia, a mettersi in viaggio verso Napoli per risolvere “questioni di eredità”.

Henry intende restare giusto il tempo necessario per districarsi “nella cattiva burocrazia italiana” ma i sui programmi vengono rapidamente travolti. Scopre infatti che la morte di Alfonso è contornata da un alone di mistero ma, insieme a Margherita, Tobia e Francesca, comincia a percorrere la strada verso la rivelazione di un mistero ben più grande: Dicearchia, città del giusto governo.

Un mistero non ancora risolto nel quale i protagonisti vengono catapultati in un viaggio nel tempo ad un ritmo che incalza e rapisce.
Si tratta di un romanzo-giallo territoriale che apre una finestra sul passato pur restando fortemente legato al nostro presente e nel quale Henry riscopre le proprie radici e l’amore verso i Campi Flegrei.

Questo è ciò che ci si auspica per il lettore: conoscere le fondamenta della nostra cultura per preservarla e sviluppare quel naturale istinto di difesa del territorio da chi vuole “fare calce” della propria memoria.

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