A Cappella, io vivo
Leticia Mandragora – Murale – Dicembre 2021 – Facciata laterale abitazione in Via Petrara
Il murales ritrae l’immagine del poeta Michele Sovente, considerato tra i maggiori poeti contemporanei italiani e componente della triade dei grandi poeti contemporanei napoletani neodialettali: Achille Serrao, Tommaso Pignatelli e Michele Sovente.
Il ricordo di Michele Sovente, vivo nelle sue poesia e nelle sue parole, è ora impresso anche in quest’opera dipinta da Leticia Mandragora con bombolette spray. Il volto del poeta spicca su uno sfondo blu, a ispirare le nuove generazioni al recupero delle origini e a rappresentare l’omaggio a un importante uomo di cultura, la cui poesia e le cui parole sono state collocate da Leticia Mandragora nello spazio-tempo del surreale, Mentre una cornice aperta lascia che il potere della lingua superi i confini e il tempo.
“In sinergia con il Comune di Monte di Procida (nell’ambito del progetto “Monte di Procida riparte dalla cultura”, ndr) Vivilestate ha voluto fortemente quest’opera così iconica, proprio come iconico era Il Poeta Sovente per Cappella! Il risultato, sotto gli occhi di tutti, è meraviglioso” così la Presidente dell’Associazione Vivi l’Estate, Lucia Mancino, che ha ideato e realizzato il progetto.
BREVE NOTA BIOGRAFICA E BREVISSIMO ACCENNO ALLA POETICA DI SOVENTE
Così il poeta con un suo componimento (pagina 118 della sua raccolta di poesie dall’evocativo titolo: ”Carbones”) “certifica” la sua assoluta appartenenza a questa Terra: magica, enigmatica, sulfurea, mitopoietica e mater generatrice del suo vitale “respiro” e del suo laborioso “tesso” vissuto:
“A Cappella, in via Petrara io vivo,
sempre qui ho vissuto, in casa
dei miei dove respiro e tesso
ombre e ricordi che s’ intrecciano
con le leggende di famiglia (…)”
Nato e vissuto in questo piccolo angolo dei Campi Flegrei, a Cappella, frazione ricompresa nei territori di Bacoli e Monte di Procida, Michele Sovente (1948-2011), terminati gli studi liceali presso i seminari di Pozzuoli e di Napoli, ove sviluppa la sua maestria al latino, frequenta “attivamente” l’Università napoletana laureandosi con una tesi sul poeta Eugenio Montale. Ha insegnato per moltissimi anni Antropologia culturale presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, affiancando, allo stesso insegnamento, l’attività poetica ed il lavoro critico, pubblicando diversi saggi su note riviste letterarie.
Tra le sue maggiori pubblicazioni poetiche sono da menzionare:
L’uomo al naturale, 1978 (1); Contropa(ab)la, 1981 (2); Per specula aenigmatis, 1990 (3) – da cui è stato tratto il radiogramma in latino In corpore antiquo; Cumae, 1998 (4), vincitore del premio Viareggio Répaci per la poesia; Carbones, 2002 (5); Carte e formiche, 2005 (6); Bradisismo, 2008 (7); Superstiti, 2009 (8).
E’ utile, inoltre, ricordare anche la sua densa collaborazione con il quotidiano “Il Mattino di Napoli” con la rubrica domenicale “Controluce” (2004-2011).
Di questa sua copiosa e feconda produzione poetica è interessante evidenziare alcuni punti di snodo e le peculiarità che hanno caratterizzato ed accresciuto tale straordinario percorso poetico.
Il punto di snodo avviene con la raccolta di poesie (1980-1982) Per specula aenigmatis, pubblicata dalla Garzanti nel 1990, ove i versi poetici appaiono scritti – per la prima volta – in doppia lingua: latino e italiano. Questa scelta del poeta è ben sintetizzata con due brevi ma significativi testi riportati nell’opera:
[(La dichiarazione del poeta in esergo)
“Non ego latine scripsi.
Lingua latina me scripsit”.
“Non sono stato io a scrivere in latino.
E’ la lingua latina che ha scritto me.”]
[(Dalla postfazione in quarta di copertina)]
(…) Per Specula eanigmatis. La poesia vi viene proposta e vissuta come avventura esistenziale e immaginativa, come radicale sfida a formule e procedure ormai sclerotizzate, come viaggio alla ricerca del senso (dei sensi) della natura, del vivere, del tempo, della morte, del visibile e dell’invisibile.
La parola latina di quest’opera proviene da spazi ctoni e archetipici ed è capace di addensare scene, figure, bagliori, eventi, somnia e monstra che non escludono le tensioni del mondo contemporaneo, come accade in molta poesia neo-orfica, ma inducono a riflettere e dilatare il proprio territorio psichico (…)].
Da questo testo prende avvio e forma la sua quarta opera Cumae, edito da Marsilio poesia nel 1998, che conquista il Premio Viareggio Rèpaci del 1998.
E’ dalla sua quinta opera (Carbones) che il poeta – per consolidare e dar forza alla sua costante e particolarissima ricerca interiore, il forte attaccamento al suo territorio natio e del suo vissuto: “Cappella ed i Campi Flegrei, con il suo ricco patrimonio storico, archeologico, naturalistico e antropologico, ma non privo di forti e dissonanti criticità” – affianca alle originarie due lingue una terza, in modo da esprimersi in tre “diverse” lingue: napoletana (dialetto di Cappella) , latina e italiana. “UNA E TRINA”, come lo stesso poeta definisce l’essenza del suo trilinguismo.
Con la sua ultima opera “Superstiti”, edita da San Marco dei Giustiniani nel 2009, aggiunge al suo consolidato trilinguismo anche il francese; altra lingua, ricordo e testimone del suo breve periodo infantile al seguito del padre, che per molti anni ha lavorato in Francia. Con questo suo ultimo lavoro, il poeta – ancora una volta – crea un nuovo linguaggio “ibrido”, ben coerente alla nostra “fluida” società multietnica e multidirezionale, priva di certezze e consolidati punti riferimento.
Di seguito, come breve testimonianza dei diversi componimenti scritti in tre lingue: “dialetto di Cappella, latina e italiana”, la(e) poesia(e) di “Divido ogni giorno il pane”, riportata(e) alle pagg. 12,15 e 16 della raccolta “Carbones”, edita da Garzanti nel 2002:
Sparto ogne ghiorno ‘u ppane
e ‘a fantasia, ‘u ppane
r’ ‘u sbariò senza tiempo
attuorno a macchie i‘ mure, macchie
janche e scure, rint’a nu fujafuja
‘i moscole, ‘i palomme. Sparto
‘ i nummere, ‘i ccarte, ce vò
n’at’anno, n’ata vita pe’ capì
quanno furnésce ‘u zzero
addo’ accumènza ‘u bblù.
Cotidie dìvido panem
et phantasmata, panem
sine die fingendi, circum
parietum maculas, in sempiterna
muscarum fuga papilionumque.
Numeros cotidie ego divido
et chartas, alius oportet
annus, alia vita ad intelligendum
quando vanescat nihilum,
ubiman caelum surgat.
____________________________
Divido ogni giorno il pane
e la fantasia, il pane
del vaneggiare atemporale
intorno a macchie sui muri, macchie
bianche e nere, in un viavai
di mosche, di farfalle. Divido
le cifre, le carte, ci vuole
un altro anno, un’altra vita per capire
quando muore lo zero,
dove attecchisce il blu.
NOTE
Sovente è associato a quel filone poetico definito “neodialettale” per il distacco degli autori dalla poetica tradizionale ottocentesca napoletana. Un dialetto di provincia, rivolto più alle arcaiche forme seicentesche che alle dolcezze melodiche dell’ottocento. La scelta del dialetto di Cappella, è ben spiegata dallo stesso poeta: “scaturito da un impulso interno, dal bisogno di portare alla luce schegge sonore, barlumi di una età lontana dai contorni fiabeschi e primitivi, manifestazioni di energia vitale, di fisicità, figure e gesti elementari, nuclei di pensiero e di visionarietà che configurano un universo dove fascino e paura, sortilegio e smarrimento, solitudine e fusione con la natura procedono sempre all’unisono. Da qui discende il mio convincimento che tra latino, italiano e dialetto non ci sono divergenze o contrapposizioni.”(Parti della presente nota sono tratte dalla pubblicazione web: “La poesia di Sovente” a cura di Gianna De Filippis e Salvatore Argenziano – (G.DF-S.A) per www.vesuvioweb.com).
Il Progetto In strada tra arte e poesia dell’associazione VIVILESTATE è un nuovo tassello del Progetto La Cultura si fa (in) strada che ha l’obiettivo della creazione di un Polo della creatività urbana a Monte di Procida attraverso la realizzazione di una serie di MURALES nel centro storico del paese in collaborazione con artisti di fama nazionale e internazionale. Partendo da queste creazioni il progetto avrà lo scopo di ampliarsi in modo da creare un percorso storico figurativo ed evocativo, da cui possano nascere poi elementi per il miglioramento sociale ed economico.
Grazie al nostro Vincenzo Scotto che, macchina fotografica in mano, è davvero Super… proprio come i suoi scatti!
Collaborare tra Associazioni è sempre stimolante, collaborare con Associazioni che hanno il valore, lo spessore e la bravura di Archè Teatro ci rende orgogliosi della nostra Terra. Grazie di cuore Amici
Un grazie enorme ad Antonio Capuano per la documentazione sul Poeta Michele Sovente